La libertà fa schifo

Quando un occidentale invoca il sacro valore della libertà, e parimenti giudica tutto e tutti in base a questo valore, solitamente intende la libertà di consumare questo piuttosto che quello. Tutto il suo scoramento si risolve nel fatto che, tra gli scaffali del supermercato, trova due soli articoli di salsa di pomodoro e non, invece, tre o quattro. Giudica poi su questi parametri la libertà di qualsiasi altro paese, salvo cadere in una contraddizione pratica: di fatto finisce per seguire, come tutti gli altri, per quanto riguarda i consumi, le mode e i trend del momento. Finisce quasi sempre per allinearsi inconsapevolmente alla gran parte della massa consumatrice, comprando lo stesso tipo di prodotti, e persino dello stesso brand. E nonostante ciò, egli o ella giudicherà comunque le sue scelte stagliandole sullo sfondo di una sempre possibile libertà di scelta, che però sta lì solo come sfondo virtuale e immaginario (cioè conta l’idea, più che altro). Il nostro ‘consumatore libertario’ si gongolerà delle libertà della democrazia, facendo una gran fanfara dell’ultimo gadget acquistato, e per lui o lei ciò sarà più che bastevole affinché possa definire il suo paese un “paese libero”.

E mi sovvengono quei buontemponi che hanno alzato la cresta durante questa dannata pandemia, dalla proverbiale casalinga di Voghera ad intellettuali abbastanza noti come Agamben, che fino a ieri praticavano la divina arte della sopportazione cinica di un sistema giustamente definito marcio, e che ora invece si sono trasformati in paladini della libertà. Ma quale libertà difendono? Aristotele c’ha lasciato un criterio abbastanza facile per capire in cosa consista il bene per la società. Bisogna chiedersi, in ciascun caso: il bene del singolo corrisponde al bene della polis? La libertà di fare quello che mi pare e piace, in merito a vaccini e mascherine, coincide con il bene della collettività? 

E questa deriva è solo uno degli ultimi più plateali sintomi di un processo di “mercificazione” della libertà già in corso da tempo. In questo ha ragione Wolfgang Streeck, quando nota che la disaffezione contemporanea per la politica e per le autorità pubbliche deriva sempre più dal fatto che il cittadino si sente libero solo quando consuma e che pretende che anche il bene pubblico si trasformi in questa disponibilità individualizzata di consumare le alternative (politiche e ideologiche). Secondo Streeck:  «nella misura in cui i moderni mercati dei beni di consumo diventano un modello generale per la soddisfazione ottimale dei bisogni sociali e i cittadini cominciano ad aspettarsi dalle autorità pubbliche lo stesso tipo di risposta individualizzata che sono soliti ricevere dalle aziende private, essi saranno inevitabilmente delusi, anche e proprio quando i leader politici cercano di ingraziarseli tacendo la differenza tra beni pubblici e privati.» (Streeck, Come finirà il capitalismo? Anatomia di un sistema in crisi, Meltemi, 2021, Milano, p. 135).

Infine, un ultimo esempio del perché la libertà fa schifo, questa volta tratto direttamente dal fantastico mondo dell’apocalisse climatica. In estrema sintesi: l’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) redige periodicamente dei rapporti sullo stato del cambiamento climatico. Le notizie sono abbastanza scoraggianti e, soprattutto, le previsioni che gli scienziati avevano fatto durante la seconda metà del secolo scorso, sono state ampiamente confermate dai rapporti dell’IPCC. 

Ma ovviamente ai grandi magnati dell’industria dei combustibili fossili e alla lobby di politici che li supporta non piace questa cosa, e così nel 1989 fondano la Global Climate Coalition, che ha lo scopo di screditare le ricerche decennali degli scienziati. E indovinate in nome di cosa lo fanno? Della libertà! Infatti secondo loro “le proposte degli ambientalisti sono un attacco alla libertà individuale dei cittadini e al loro stile di vita” (Pedemonte E., ‘Se gli scienziati fanno lobby’, in Limes, 12/2020, p.35). Ed è chiaro che nel momento in cui fai un’operazione del genere, hai scoperchiato il vaso di Pandora, dando benzina e nutrimento a “negazionisti di ogni genere” come “creazionisti, antivax, terrapiattisti”, ecc. (Pedemonte E. ibid.). 

Eccoli, i nuovi libertari! Il cambiamento climatico non esiste, è un piano della sinistra satanica mondiale, vogliono controllarci! Un marasma di utili idioti che a furia di consumare libertà hanno finito per essere da essa consumati.

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